Premessa. La Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo ha presentato a giugno 2017 la Relazione annuale sulle attività svolte dal Procuratore nazionale e dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo nonché sulle dinamiche e strategie della criminalità organizzata di tipo mafioso nel periodo luglio 2015 – giugno 2016. Di seguito viene sintetizzato il capitolo dedicato alla ‘ndrangheta.

La ‘ndrangheta è ovunque. In continuità con le Relazioni degli anni passati, anche nel 2016 l’organizzazione criminale calabrese si conferma la struttura più ramificata, con i legami più solidi e la più potente del panorama italiano. Presente ovunque in Italia – seppur con vari gradi di infiltrazione o radicamento – la ‘ndrangheta è l’unica organizzazione mafiosa davvero internazionale, con diramazioni in tutto il continente americano, in Australia, in numerosi Paesi europei come Germania, Svizzera e Olanda.

Si conferma in condizione di assoluta supremazia nel traffico di cocaina in Europa, grazie ai solidi e consolidati rapporti con i Paesi del Sud America che la esportano. La ‘ndrangheta è oggi una struttura unitaria, con la testa in Calabria ma ormai radicata nel Nord del Paese, che fa affari a tutti i livelli, con un’alta capacità di infiltrazione nelle amministrazioni pubbliche e nell’imprenditoria, canali che utilizza per il riciclaggio e il reimpiego di capitali illeciti.

Gli ambiti di interesse sono quelli già noti: l’edilizia e in particolare il “movimento terra”, trasporti, smaltimento rifiuti, logistica – facchinaggio e pulizie – società immobiliari e di gestione di attività commerciali di varia tipologia, impianti sportivi, scommesse e gioco d’azzardo, anche on line.

Una struttura di comando “riservata”. Un dato relativamente nuovo, ma certificato dalla Relazione DNA 2016, viene dalle numerose inchieste sui legami tra ‘ndrangheta, massoneria deviata ed esponenti dei servizi segreti. Le storiche famiglie della provincia di Reggio Calabria, cuore pulsante della ‘ndrangheta – Libri, Tegano, Condello, De Stefano, Rosmini, Serraino – hanno con esponenti delle Istituzioni e professionisti rapporti “di piena intraneità, al punto da giocare un ruolo di assoluto primo piano nelle scelte strategiche dell’associazione, facendo parte di una ‘struttura riservata’ di comando, la cui esistenza è stata scientemente tenuta nascosta a gran parte degli affiliati, anche di rango elevato”. Tale struttura opera “in sinergia” con il Crimine, la storica camera di compensazione e comando della provincia di Reggio Calabria (vedi precedenti Relazioni)

Il controllo del mondo imprenditoriale e politico attraverso Paolo Romeo. Figura centrale di tale struttura di comando “riservata” è individuata nella figura di Paolo Romeo, soggetto appartenente al mondo massonico e, al contempo, “uomo di vertice dell’associazione criminale, dei cui interessi è portatore nel mondo imprenditoriale ed in quello politico, ruolo svolto con accanto personaggi che sono sostanzialmente gli stessi da circa 15 anni, senza dimenticare i suoi antichi e ben solidi rapporti con la destra estrema ed eversiva”.  Romeo è ritenuto il motore dell’associazione segreta sopra descritta, “dimostratasi in grado di condizionare l’agire delle istituzioni locali, finendo con il piegarle ai propri desiderata, convergenti con gli interessi più generali della ndrangheta”.

Tale associazione era ovviamente in grado di controllare e convogliare pacchetti di voti in occasione delle varie competizioni elettorali. “All’interno di questa cabina di regia criminale è stato gestito il potere, quello vero, quello reale, quello che decide chi, in un certo contesto territoriale, diventerà Sindaco, consigliere o assessore comunale, consigliere o assessore regionale e addirittura parlamentare nazionale od europeo”.

La vera forza delle ‘ndrine: la gestione del territorio. La presenza della ‘ndrangheta in tutti settori della vita politica ed economica ne accresce il prestigio e la presa sul territorio. L’organizzazione continua pertanto “a dimostrare grande capacità di rendere funzionale al raggiungimento dei propri obiettivi di radicamento capillare sul territorio e di controllo di tutte le attività economiche ivi operanti, il bisogno di lavoro che attanaglia gran parte delle famiglie calabresi, soprattutto i giovani. Le imprese direttamente controllate dalle consorterie, quelle a cui sono stati fatte vincere le gare pubbliche ed anche quelle sottoposte alla loro azione estorsiva, sono state sempre sollecitate ad assumere personale nominativamente indicato, cosa che ha contribuito ad alzare il gradimento dei sodalizi e di chi li rappresenta e, dunque, ad incrementare quel controllo del voto, che costituisce la vera forza della ndrangheta, soprattutto nei rapporti con la politica”.

La ‘ndrangheta al Centro – Nord, vari gradi di infiltrazione e radicamento. La presenza ‘ndranghetista nel Centro – Nord del nostro Paese è un dato acquisito anche da una larga fetta dell’opinione pubblica. Ma i vari territori conoscono vari gradi di infiltrazione o radicamento che rendono la presenza ‘ndranghetista più o meno percepibile, a seconda delle attività condotte dai clan.

Veneto, Friuli Venezia Giulia e Toscana sono descritti come territori in cui l’organizzazione criminale “reinveste i cospicui proventi della propria variegata attività criminosa, nel settore immobiliare o attraverso operatori economici”. In alcuni casi si tratta di prestanome di esponenti apicali delle diverse famiglie calabresi. In altri sono le imprese a mettersi a disposizione, “ricavandone profitti o, comunque, una posizione di preminenza nel settore di operatività, derivante dalla capacità intimidatoria dei preziosi alleati, il tutto in una logica di scellerato patto criminale”. In Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna ed Umbria la presenza ‘ndranghetista è stabile e radicata, arrivando a soppiantare la concorrenza di altre organizzazioni criminali o comunque in rapporti di “non belligeranza” con esse.

“Non si è in grado di affermare se tutto ciò sia la conseguenza di una precisa scelta strategica della ndrangheta o se, invece, sia dipeso dalla maggiore o minore capacità del territorio, nelle sue diverse componenti – politica/istituzionale, imprenditoria, società civile – di fare fronte comune rispetto all’azione pervasiva della predetta organizzazione”.

La ‘ndrangheta all’estero. Altro dato consolidato è l’operatività delle ‘ndrine nel resto del mondo. All’estero viene riprodotto lo stesso schema organizzativo e il modus operandi utilizzato dalle famiglie presenti in Italia. Il legame con la “casa madre” in Calabria è strettissimo, tanto che ogni decisione importante viene assunta non in loco ma dal Crimine di Reggio Calabria.

La DNA dedica ampio spazio alla situazione in Canada, terra in cui le ‘ndrine sono radicate da decenni e da cui gestiscono varie attività. Il grande Nord è anche luogo di rifugio per i numerosi latitanti in fuga dalla giustizia. La pervasività della presenza ndranghetista è stata favorita dalla sottovalutazione del fenomeno da parte delle autorità locali, non abituate ad avere a che fare con questo genere di organizzazioni mafiose. Analogo scenario viene descritto in Australia.

 

(a cura di Claudio Forleo, giornalista)