Martedì 11 Febbraio, a Roma, è stato presentato l’Indice di Percezione della Corruzione (CPI) di Transparency International, che classifica 180 paesi al mondo in base al livello di corruzione percepita nel settore pubblico. I dati che sono stati presentati mostrano un livello medio di percezione globale, tra tutti gli Stati analizzati, stabile a 43 su 100 (dove 0 corrisponde al più alto livello di corruzione percepita e 100, invece, il livello più basso): oltre la metà dei paesi ha, tuttavia, un punteggio inferiore. L’Europa occidentale rimane la regione con il punteggio più alto (64/100; in calo di un punto rispetto ad un anno fa, e anche Francia e Germania registrano un calo).

L’Italia si classifica al 19° posto sui 27 paesi UE e, con due punti in meno rispetto al 2023 (da 56/100 a 54/100), si classifica nel 2024 al 52° posto nella classifica globale, perdendo dieci posizioni rispetto all’anno scorso.

Michele Calleri (Transparency Italia) ha approfondito l’analisi regionale della sezione europea di Transparency. Ha sottolineato come alcune tendenze negative siano condivise, a livello europeo, anche con altri grandi Paesi.

Uno dei focus del Corruption Perceptions Index 2024 riguarda il tema di come la corruzione indebolisca le azioni di contrasto alla crisi climatica: nel continente emerge, ad esempio, una tendenza legata alle attività di lobbying aziendali (es. petrolio) sul tema dei cambiamenti climatici (almeno 50 organizzazioni attive su questo, per 64 mln di euro investiti da questi giganti). Si registra, dunque, una preoccupazione sul rapporto pubblico-privato, sul tema degli appalti, ecc.

Con riferimento ai dati sulla percezione, uno degli spunti di riflessione proposti concerne il fatto che sembrano aumentare i segnali di insofferenza dell’opinione pubblica. Il peggioramento dei dati sulla percezione, dunque, può essere visto anche in termini positivi, nel senso che aumenta la sensibilità sul tema.

Rispetto al dato italiano, uno degli elementi che hanno inciso sono le modifiche e l’abrogazione ai reati, rispettivamente, di traffico di influenze illecite e di abuso d’ufficio. Si consideri che a livello europeo si sta cercando di arrivare a una normativa armonizzata sull’abuso di potere. Per Transparency è in ogni caso auspicabile lavorare ad una regolamentazione più efficiente che responsabilizzi le persone, sia nel pubblico sia nel privato, a partire dal ruolo dei Compliance Manager in entrambi i settori.

Tra i punti di attenzione, la mancanza di una disciplina:

  • sul conflitto di interessi,
  • sulle attività di lobbying,
  • sul registro dei titolari effettivi,
  • sul tema dell’abuso di potere.

Secondo Transparency serve una disciplina semplice e chiara in tema di abuso d’ufficio. Se questo non avviene e si decide di puntare sul modello della “Compliance” interna, Transparency è comunque disponibile a lavorare, sottolineando le potenzialità della “sanzione reputazionale”.

Tra le prospettive nel lavoro di Transparency: la sensibilizzazione sull’importanza della lotta alla corruzione, e la discussione sulla Direttiva Europea anticorruzione, al fine di scrivere norme comuni per armonizzare le discipline tra i vari stati membri.

È intervenuta, tra gli altri, anche Maria Assunta Accili (Ambasciatrice SIOI-Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale). In primo luogo ha sottolineato come il problema della corruzione continui, purtroppo, a crescere, anche a causa di fattori incentivanti come disagio sociale e guerre. L’effetto sulla vita della nazione è dirompente e il fenomeno dilaga celermente. Per mitigare l’impatto della corruzione bisogna, dunque, conoscerla, riconoscerla e misurarla. A partire dall’esperienza internazionale, sottolinea come la crisi profonda del multilateralismo sia un danno alla soluzione dei problemi globali, come la corruzione, la criminalità organizzata transnazionale e il terrorismo. Per molti paesi, purtroppo, va rilevato come l’impegno conto la corruzione sia solo un impegno di facciata. Anche nell’attuazione della Convenzione di Merida, si riscontra, in alcuni stati, una diffusa mancanza di consapevolezza rispetto alla soluzione del problema.

Federico Freni (Sottosegretario MEF) ha sottolineato come sul tema corruzione si dedichi, purtroppo, troppa poca attenzione. Il calo di due punti dell’Italia deve far pensare, anche se l’Europa tutta è in calo. Un punto cruciale, sottolinea, è quello dell’educazione alla legalità, che inizia a mancare un po’ ovunque. Tra i punti sottolineati da più parti c’è l’assenza di una regolamentazione delle lobby: secondo il Sottosegretario bisogna lavorare in questo senso pur ribadendo che, in Italia, l’attività delle lobby è meno invasiva rispetto ad altri Paesi. Il vero tema è una piena e computa educazione alla legalità.

Giuseppe Busia (Presidente ANAC) ha espresso preoccupazione sulla fotografia che emerge dall’indice: l’Italia perde dieci posizioni nella classifica, e questo pesa sulla credibilità internazionale e sulla fiducia dei cittadini, impoverendo il Paese. Sarebbe sbagliato dire che, siccome anche altri Paesi europei perdono posizioni, questo giustifichi il trend. Le difficoltà altrui devono essere viste, secondo Busia, come uno stimolo, e non come una giustificazione, per l’Italia. Transparency costruisce l’unico indice sulla corruzione a livello globale, e pur con i limiti di una elaborazione sulla percezione, restituisce un dato autentico.

Tra i passi indietro che cita c’è l’abrogazione dell’abuso d’ufficio: è vero, sottolinea, che i numeri sui casi di assoluzione erano emblematici, ma è altrettanto vero che molte archiviazioni erano frutto delle precedenti riformulazioni del reato. L’abrogazione dell’abuso d’ufficio è una risposta sbagliata, anche perché lascia aperti dei vuoti. Il reato di traffico di influenze illecite, per come è stato emendato (col rinvio all’abuso d’ufficio), in molti casi non potrà essere applicato. Sarebbe importante, invece, secondo il Presidente Anac, compensare ciò con strumenti amministrativi (oltre il diritto penale). Un tema fondamentale, ad esempio, è quello relativo al titolare effettivo (sia per garantire il pubblico, sia per garantire la concorrenza): è un elemento piccolo, ma significativo, che aumenterebbe la trasparenza e la fiducia, senza peraltro rallentare l’attività amministrativa stessa.

Sulle lobby, occorre che quelle più potenti e ricche siano messe sullo stesso piano delle altre meno potenti, in modo che ci sia la massima trasparenza pubblica sulle vie che hanno portato il decisore pubblico a una scelta piuttosto che a un’altra. Vanno messe, inoltre, delle limitazioni alle possibilità di finanziare il decisore pubblico.

Sui regimi di incompatibilità, conflitti di interessi e inconferibilità, bisogna fare un passo in avanti per applicare, come altrove in UE, le relative norme anche ai decisori pubblici, non solo ai dirigenti (cui sono già applicate).

C’è bisogno, infine, sottolinea il Presidente Busia, di approvare la Direttiva Europea Anticorruzione: la proposta della Commissione è buona, e ora c’è un confronto aperto.