Premessa. Il Ministro della Giustizia, ai sensi della legge n. 109 del 1966, predispone una relazione semestrale al Parlamento sui beni sequestrati e confiscati alle organizzazioni criminali (Doc. CLIV). In questa scheda sono sintetizzati i principali aspetti della relazione presentata il 28 settembre 2016, aggiornata al 30 marzo di quest’anno, mettendola a raffronto con i dati delle relazioni precedenti.

Il sistema informativo. La relazione fornisce preliminarmente un aggiornamento sul lunghissimo processo riguardante la nuova banca dati in materia, tuttora in fase di realizzazione; al riguardo la relazione si limita a ribadire l’impegno ad una prossima e graduale entrata in funzione del nuovo Sistema Informativo Telematico delle Misure di Prevenzione, che appare uno strumento essenziale per tutte le amministrazioni interessate (uffici giudiziari, regioni, comuni) di disporre delle informazioni sui beni sequestrati e confiscati, ivi incluse quelle relative al valore dei beni e dare così piena attuazione della normativa vigente.

Procedimenti iscritti. Al 31 dicembre 2015 risultano iscritti complessivamente 8.045 nuovi procedimenti, di cui 2.341 nel periodo 2011-2014 (481 nel 2013, 607 nel 2014 e 633 del 2015), a fronte di 1.552 procedimenti nel quadriennio precedente: si può pertanto notare la crescita significativa del numero di nuovi procedimenti registrata negli ultimi anni. Nel quinquennio 2011-2015 il 72 per cento riguarda il sud e le isole ed il 28 per cento il centro nord, anche se nel 2015 la percentuale del centro nord sale al 31,7 per cento. La Sicilia continua ad essere la regione in cui si registra il maggior numero di procedimenti (28,3 per cento) seguita da Campania, Calabria, Puglia, Lombardia e Lazio (che hanno registrato un significativo incremento negli ultimi anni). I distretti giudiziari maggiormente interessati sono quelli di Palermo, Napoli, Reggio Calabria, Bari e Roma (dove la crescita è molto significativa), seguiti dai distretti di Bologna, Milano e Torino. Tra i distretti giudiziari “minori” si segnalano quelli di Salerno, Catania, Trapani e S. Maria Capua Vetere.

Beni iscritti. Il sistema informativo prevede la classificazione dei beni secondo diverse tipologie (immobili, beni mobili, beni finanziari, aziende), a loro volta articolate in sotto categorie (ad esempio i beni immobili sono classificati in appartamenti per uso individuale, collettivo, con destinazione commerciale o industriale etc). Al 31 dicembre 2015 risultano iscritti complessivamente oltre 153.000 beni (+ 16.000 rispetto alla stessa data del 2014): tale dato comprende anche i beni ancora in fase di proposta di misura cautelare (35.601), quelli passati alla fase del dissequestro (42.634) o, all’opposto, definitivamente destinati (6.108). Il 2013 è stato l’anno in cui si è registrato il maggior numero di beni iscritti (17.756, a fronte dei 16.030 del 2014 e ai 15.086 del 2015). Dei 153.000 beni complessivamente inseriti nella banca dati, la categoria più numerosa è quella dei beni immobili (45,9%), seguita dai beni mobili (36,8%, con una crescita negli ultimi anni della percentuale di quelli registrati, cioè di veicoli e brevetti), dai beni finanziari (titoli, azioni, assegni, pari al 11,4%) e dalle aziende (circa 7%).

Beni sequestrati e confiscati. I beni sottoposti a misura cautelare sono complessivamente 75.162: di questi sono 69.054 i beni confiscati presenti nella banca dati (di cui però oltre 28.318 oggetto di confisca non definitiva: e il dato tende progressivamente a crescere). I beni oggetto di confisca definitiva (che devono pertanto essere interessati dai futuri decreti di destinazione) sono 23.692 (il 15.4% dei beni presenti nella banca dati): e si registra un significativo aumento delle confische definitive negli ultimi due anni (9.289 del 2014; 10.130 nel 2015). I distretti più interessati sono quelli di Palermo, Roma, Reggio Calabria, Lecce e Napoli; in forte crescita negli ultimi anni il distretto di Catanzaro.

Beni definitivamente assegnati. Un elemento di riflessione molto interessante, segno delle forti criticità nell’attuazione della legge, è rappresentato dai dati sui decreti di destinazione finale: i beni (immobili ed aziende) definitivamente assegnati sono 6.108, che la stessa relazione del Governo indica in misura pari al 4% del totale di beni iscritti nella banca dati; ovviamente, se si sottraggono i beni dissequestrati e si considerano solo i beni effettivamente assegnabili (immobili, autovetture etc) tale percentuale è notevolmente superiore. Si tratta in ogni caso di numeri molto bassi se confrontati, ad esempio, con quello dei beni soggetti a confisca definitiva. Negli ultimi 5 anni, a fronte di un numero elevatissimo di beni sottoposti al primo decreto di sequestro e di oltre 15.000 beni oggetto di un decreto di confisca definitiva, dimostrazione della crescita dalla capacità investigativa dello Stato, i beni assegnati allo Stato o agli enti locali sono stati solo 1.630, con un andamento assai irregolare nel tempo; sotto le 100 unità sia nel 2011 che nel 2012, a fronte di 428 beni nel 2013,  163 beni nel 2014 e 857 nel 2015: quest’ultimo dato sembrerebbe però confermare un significativo miglioramento della capacità dello Stato di accelerare le procedure, se si tiene conto anche del fatto che negli ultimi mesi risultano emanati oltre 2000 decreti di destinazione.

I beni assegnati allo Stato (1.010 fino ad oggi) sono utilizzati prevalentemente per finalità di ordine pubblico, cioè per le esigenze di Arma dei Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza (60% del totale). Quelli assegnati ai comuni (5.098) sono utilizzati soprattutto per scopi sociali (59%, tra cui sedi per associazioni, centri per minori ed anziani etc) mentre la quota restante è per finalità istituzionali (emergenze abitative, uffici comunali, scuole etc). La destinazione prevalente è nelle regioni meridionali (in particolare la Sicilia)

(settembre 2016)