Premessa. Il 25 settembre 2017 il Governo ha trasmesso alle Camere la nuova Relazione riferita all’anno 2016 (Doc. CLX, n. 5) riguardante sulle attività di prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, di cui sono sintetizzati alcuni aspetti essenziali.

Quadro di riferimento normativo. La relazione si sofferma sulle più recenti modifiche della legislazione, con particolare riguardo alle novità introdotte con il decreto legislativo n. 90 del 2017 , in attuazione della IV direttiva comunitaria antiriciclaggio, e alla ratifica di alcuni trattati internazionali, molto importanti alla luce della indispensabile cooperazione tra gli Stati per contrastare tale fenomeno e sui risultati della quale sono forniti ampi ragguagli.

Il ruolo della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. La relazione sottolinea il rilevo dell’attività della DNA, che partecipa anche ai lavori del Comitato di sicurezza finanziaria, nella raccolta e analisi approfondita di dati e informazioni utili al coordinamento delle indagini da parte degli uffici giudiziari sul territorio: tale attività risulta essenziale in considerazione degli ingenti flussi di denaro gestiti dalla criminalità organizzata e della difficoltà di distinguere tra fondi leciti ed illeciti e della diffusione di altre condotte illegali (usura, corruzione, evasione fiscale etc). In questo contesto risulta essenziale la tempestiva verifica – in collaborazione con la Banca d’Italia, la Guardia di Finanza, il Nucleo speciale di polizia valutaria e la DIA- di tutte le segnalazioni di operazioni sospette effettuate dagli operatori del settore, con particolare riguardo alle operazioni riferibili a soggetti già indagati ovvero collegabili a persone fisiche o giuridiche registrate nelle banche dati esistenti.

Il flusso delle segnalazioni. La relazione fornisce dati analitici sulla crescita rilevante delle segnalazioni di operazioni sospette – quasi tutte per riciclaggio, per un importo complessivo di 88 miliardi di euro – da parte delle diverse categorie di operatori (istituti bancari, professionisti, operatori non finanziari etc), ai quali la legge attribuisce un ruolo di collaborazione attiva: e l’aumento delle segnalazioni è un segnale importante del radicarsi di una cultura antiriciclaggio. Attraverso l’analisi delle diverse fattispecie e l’incrocio delle varie fonti disponibili si passa all’individuazione delle operazioni a più elevato livello di rischio per le quali procedere agli ulteriori accertamenti – ed eventualmente disporre la sospensione, decisa nel 2016 per un valore delle transazioni pari a circa 19 miliardi di euro – o, all’opposto, all’archiviazione (11 per cento del totale). Il lavoro di analisi consente via via via di affinare le metodologie di individuazione delle tipologie di operazioni e comportamenti maggiormente a rischio riciclaggio.

Il Rapporto della Banca d’Italia. Alla relazione è allegato il Rapporto dell’Unità di Informazione Finanziaria, con un’analisi dettagliata svolta nel corso del 2016, accompagnata dal parere del Comitato di esperti previsto dal D. lgs n. 231 del 2007.