La nuova puntata di #CONTAGIAMOCIDICULTURA si apre con la notizia inaspettata della cattura di uno dei latitanti più pericolosi al mondo, il boss delle stragi Matteo Messina Denaro, che da trent’anni aveva fatto perdere le sue tracce.
In questa nuova pillola della rubrica nata per leggere le evoluzioni del sistema criminale mafioso e corruttivo e per provare a sviluppare gli anticorpi culturali necessari, proviamo a ricostruire la storia del super latitante mafioso e le trame che lo legano a una delle stagioni più sanguinarie della nostra Repubblica. Le stragi del 1992 e poi quelle del 1993 hanno, infatti, segnato in modo singolare la storia italiana degli ultimi trent’anni.
Commentando la cattura del “figlioccio” di Totò Riina, Marco Bova, giornalista freelance e videomaker che collabora con AGI (Agenzia Italia) e ilFattoquotidiano.it, presenta il suo “Matteo Messina Denaro latitante di Stato” (Ponte alle Grazie, 2022).
«L’arresto a Palermo del boss trapanese scuote le coscienze – spiega Marco Bova -. È un arresto imprevisto, anche se dalle prime informazioni acquisite pare che Messina Denaro frequentasse la clinica Maddalena da quasi un anno. Evidentemente si sentiva particolarmente al sicuro, forte da trent’anni di latitanza probabilmente garantita da una serie di ricatti basati proprio sulla stagione stragista».
Nel libro Marco Bova percorre nei dettagli i tentativi e le piste battute per catturare il boss trapanese, comprese quelle sbagliate e gli errori commessi dagli investigatori. Una ricerca, spiega l’autore, in cui lo Stato ha investito enormi risorse, nell’ordine di diversi milioni di euro ogni mese. Una caccia che si è conclusa oggi e che però apre molti interrogativi sulla sua latitanza. «Chi ha incontrato, chi poteva curare i suoi rapporti con l’esterno? Sono tutte domande a cui bisogna dare una risposta».
Nelle 336 pagine del libro che raccontano della latitanza di Messina Denaro, emerge anche il ritratto di una “mafia in evoluzione – si legge nella quarte di copertina -, anzi già trasformatasi in una Cosa Nuova: legami con la massoneria e con i «salotti buoni», le infiltrazioni nel mondo dell’alta finanza, gli interessi internazionali». E Matteo Messina Denaro è stato il simbolo di questa evoluzione.