CONTRO LE MAFIE SERVE LA POLITICA. IL CONTRIBUTO DI PIERPAOLO ROMANI

Dalla restituzione delle riflessioni del tavolo di lavoro coordinato all’interno dell’edizione annuale di Contromafiecorruzione, Pierpaolo Romani ha tratto delle considerazioni sull’impegno della società civile e dei rappresentanti politici nel contrasto quotidiano alle mafie. Dati e proposte per continuare la costruzione di un percorso consapevole condiviso.
di Pierpaolo Romani*

Se le mafie sono cambiate, può l’antimafia sociale restare la stessa? Non è una domanda retorica quella che si sono poste Libera, Avviso Pubblico e tante altre associazioni e sindacati che da diversi anni operano nella società, nel mondo scolastico e universitario, in quello del lavoro e degli enti locali. Il 29 e 30 aprile, a Roma, è stata promossa una nuova edizione di Contromafiecorruzione, gli stati generali dell’antimafia.

La due giorni è stata preceduta da quarantaquattro incontri tematici, trattati in undici gruppi di lavoro che hanno avuto per oggetto l’educazione e la ricerca, la globalizzazione delle mafie, i percorsi di liberazione – in primis Liberi di scegliere – il contrasto economico e civico alla criminalità e alla corruzione, le ecomafie, la cultura della memoria delle vittime innocenti, il ruolo dell’informazione e, da ultimo, il lavoro e le politiche sociali.

Le mani sulle città

Avviso Pubblico ha coordinato il gruppo di lavoro sul tema “Mafie e politica”, partendo da un principio: non ci può essere mafia senza rapporti con la politica, ma ci può essere una politica senza rapporti con la mafia. Per ragionare di un tema così complesso si è partiti dal Dossier Le mani sulle città prodotto dall’Osservatorio parlamentare di Avviso Pubblico ed avente per oggetto il fenomeno dei Comuni sciolti per infiltrazione mafiosa in Italia dal 1991 ad oggi. I dati fanno riflettere: 270 Comuni e 6 Asl sciolte in trent’anni; 72 Comuni sciolti più di una volta. Nel 2021, abbiamo assistito a 14 enti sciolti e sono già 6 quelli oggetto di questo provvedimento dall’inizio del 2022 (Castellamare di Stabia, Torre Annunziata e S. Giuseppe Vesuviano in Campania; Trinitapoli in Puglia; Portigliola e Soriano Calabro, in Calabria).

Sono dati che impongono una riflessione sulla legge promulgata nel 1991. Trent’anni fa, le mafie esibivano platealmente la loro violenza mentre oggi esse operano sempre di più con una logica d’impresa, riducendo il ricorso alle armi e aumentando quello della corruzione, anche in ambito politico. Un mondo quest’ultimo, dove non esiste più soltanto la logica per cui sono le mafie ad offrire voti, ma sono in aumento i casi in cui sono i candidati che chiedono un sostegno elettorale ai boss o le cosche che candidano persone organiche al mondo criminale.

La scelta rigorosa dei candidati

Parlare del rapporto tra mafie e politica ha spinto Avviso Pubblico a riflettere sul ruolo dei partiti politici, compagini che negli ultimi tre decenni si sono trasformati da movimenti di massa a movimenti legati a singoli leaders. Manca ancora oggi in Italia, e urge approvarla, una legge che traduca il contenuto dell’articolo 49 della Costituzione, un provvedimento che definisca in modo puntuale cosa sono e come devono agire i partiti, che preveda meccanismi di funzionamento realmente democratici al loro interno, che fornisca criteri rigorosi per effettuare la scelta dei candidati, che assicuri la trasparenza dei finanziamenti e degli impieghi delle risorse.

Serve ripristinare il finanziamento pubblico dei partiti che è stato cancellato sull’onda della rabbiosa – e, sotto certi aspetti, anche giustificata – reazione agli scandali e alle ruberie emerse con Tangentopoli. Se non vi è un sostegno pubblico alla politica che sia adeguatamente controllato e rendicontato, di fatto viene meno il principio per il quale tutti possono concorrere per essere eletti in un’assemblea in cui si prendono decisioni che avranno un impatto sulla collettività.

Riguarda tutti

Rompere il rapporto tra mafie e politica significa avere contezza che, come diceva Pio La Torre, quella delle mafie è una questione che riguarda le classi dirigenti. Significa anche preoccuparsi della formazione dei cittadini e delle cittadine, operare per ridurre il più possibile l’astensionismo e aumentare la disponibilità a candidarsi. Serve una politica credibile. Un compito che riguarda tutti, non soltanto qualcuno.

*Coordinatore nazionale di Avviso Pubblico

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