Presentato alla Camera il libro su Marcello Torre, “Il Sindaco gentile” che vinse l’indifferenza

Libro Marcello TorreSi è tenuta il 4 febbraio, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, la presentazione del libro “Il sindaco gentile. Gli appalti, la camorra e un uomo onesto. La storia di Marcello Torre” scritto dallo storico Marcello Ravveduto.

Oltre all’autore erano presenti la presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi,  il deputato Davide Mattiello, membro delle Commissioni Giustizia e Antimafia; e Annamaria Torre, figlia di Marcello.

Membro dell’Azione Cattolica, Marcello Torre aderisce alla Democrazia Cristiana e si affaccia alla politica attiva negli anni Cinquanta. Avvocato penalista, fonda anche un giornale (Piccolo Giornale) che dà voce alle correnti culturale minoritarie della DC. Nel 1974 si schiera con chi vuole mantenere la legge sul divorzio, lui cattolico ma che crede nei “cristiani adulti”. Nel 1980 viene eletto sindaco di Pagani. Quando il terremoto fa a pezzi mezza Campania, sa che sulle macerie si ciberanno mafiosi e corrotti. Due settimane dopo, l’11 dicembre 1980, viene assassinato dalla Camorra per ordine di Raffaele Cutolo.

La storia del sindaco gentile è così densa di significato, l’eredità così preziosa che, spiega l’autore, nel libro si incontrano tanti Marcello Torre diversi: il privato, l’uomo pubblico, il politico, il professionista, il sindaco. Accomunati dalla capacità di mettersi in gioco, di “vincere l’indifferenza che ci rende passivi”, come scrive Don Luigi Ciotti nella prefazione del libro.

Marcello Torre è un pezzo di storia di questo Paese, una storia di libertà e autonomia – commenta Rosy Bindi –  La storia di un amministratore onesto e di un vero professionista. Non si fa la lotta alla mafia se non si conoscono prima le difficoltà di amministrare, soprattutto certi territori. Non si improvvisa nulla, hai bisogno di radici profonde. E Torre aveva radici davvero profonde”.

Annamaria Torre“Era un politico moderno – spiega Marcello Ravveduto – che già negli anni Sessanta e Settanta utilizzava metodi di accountability, rendendo conto ai propri elettori sulle decisioni prese. La sua vita è scorsa sempre su 2 binari: il politico e il professionista, il credente cattolico e il fervente laico, l’avvocato penalista e il sindaco ‘gentile’. La parola proviene da “gens” che significa famiglia. Pagani era la sua famiglia”.

Una delle principali caratteristiche di Marcello Torre era chiamare le cose con il loro nomesostiene Davide MattielloUna capacità non comune e che fa pensare a quanti sindaci oggi si trovano in quella medesima situazione, operando su territori di frontiera”.

Per noi familiari delle vittime la memoria è una bussola – spiega la figlia Annamaria Torre –  ma dovrebbe essere lo stesso per il Paese, soprattutto per chi fa politica. Questo è un Paese che deve recuperare la bussola. Lui sognava una Pagani, un’Italia libera e civile. Oggi lo siamo a macchia di leopardo, vorrei più contaminazione delle buone pratiche. Ma come diceva papà nella sua ultima campagna elettorale: “Non è proprio tutto da buttare”.

 

 

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