Premio Pio La Torre: un’occasione di memoria e di impegno

di Franco La Torre

la-torre-franco-0Siamo giunti alla sesta edizione del Premio Pio La Torre, nato nel 2010, promosso da Avviso Pubblico, Libera e Centro Studio Pio La Torre, per ricordare la figura di un importante politico e sindacalista, che si è battuto per i diritti dei più deboli, per la democrazia e la pace e contro le mafie nel nostro Paese.

A Pio La Torre si deve la legge che prevede il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, le indagini patrimoniali e la confisca dei beni alla mafia: la legge “Rognoni-La Torre”, entrata in vigore nel settembre del 1982, dopo l’uccisione di Pio La Torre, avvenuta il 30 aprile di quell’anno, insieme al suo collega Rosario Di Salvo.

Un piccolo premio che si rivolge a studenti ed amministratori e dipendenti pubblici, con lo scopo di incoraggiare la riflessione sulla figura di Pio La Torre e in particolare sul suo ruolo di uomo politico che utilizzò gli strumenti legislativi per portare avanti la lotta contro le mafie; di sostenere le buone pratiche amministrative, in particolare a livello locale; di promuovere la cultura imprenditoriale finalizzata al riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, in applicazione della legge n. 109/96 che prevede l’assegnazione dei patrimoni e delle ricchezze di provenienza illecita a quei soggetti in grado di restituirli alla cittadinanza, tramite servizi e attività di promozione sociale; di accrescere quelle competenze utili a delineare figure professionali in grado di dare concretezza alla progettazione sui beni confiscati; di educare all’uso responsabile del denaro e alla legalità economica come fattore di crescita del territorio.

Quest’anno il premio si volgerà giovedì 15 ottobre alla Casa del Jazz di Roma, un bene confiscato e restituito alla cittadinanza, quale istituzione pubblica, unica al mondo nel suo genere, che promuove la cultura, la musica e i diritti di cittadinanza responsabile e democratica, come affermato dalla nostra Costituzione.

In questi giorni le cronache ci informano dell’ennesimo e grave caso di corruzione, che coinvolge un amministratore pubblico, Mario Mantovani, vice presidente della giunta regionale lombarda, arrestato mentre si stava recando ad un convegno sulla trasparenza e contro la corruzione.

Ironia della sorte, verrebbe da dire, se ci non fossero precedenti simili, come quello di Roberto Helg, presidente della Camera di Commercio di Palermo, in pubblico “paladino della legalità” successivamente arrestato con l’accusa di aver preteso delle tangenti.

Dobbiamo riflettere sull’uso strumentale che si fa dell’antimafia, dell’impegno contro la corruzione e per la legalità, utile a coprire comportamenti opachi se non criminali, ad attaccar medaglie per nascondere baveri sporchi e a gettare discredito sull’impegno delle persone oneste e responsabili.

Dobbiamo smascherare chi fa scempio di valori e principi fondanti la nostra comunità democratica, per salvaguardare chi lotta quotidianamente per la loro piena affermazione.

Lo dobbiamo a coloro di cui vogliamo conservare e valorizzare la memoria, lo vogliamo come cittadine e cittadini che credono in un paese libero, innanzitutto da mafie e malaffare.

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