MAFIA: l’utilizzo del marchio è vietato dalla Comunità europea

Il Tribunale dell’Unione europea (Nona Sezione, sentenza 15 marzo 2018, causa T-1/17) ha respinto definitivamente la domanda di registrazione di un marchio da parte di una società spagnola (la Honorable Hermandad, poi La Mafia Franchises) volto a promuovere una catena di ristoranti: tale marchio, su fondo nero, recava la grande scritta «la mafia» e, più in piccolo «se sienta a la mesa» (cioè “si mette a tavola”) e l’immagine di una rosa rossa.

Secondo la società il marchio rappresentava soltanto una forma di parodia dei film della saga Il Padrino con riferimento, in particolare, ai valori della famiglia e del corporativismo che tali film mettono in scena.

Nel vietare l’utilizzo di tale marchio in tutto il territorio europeo, il Tribunale sottolinea che esso risulta in insanabile contrasto con i valori del rispetto della dignità umana e della libertà di cui al trattato europeo e alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea ed è perciò contrario all’ordine pubblico e al buon costume.

Il marchio tende infatti ad occultare il ruolo delle organizzazioni criminali nel traffico illecito di droghe ed armi, nel riciclaggio di denaro e nella corruzione e l’opera di contrasto portata avanti dallo Stato italiano e dagli altri Paesi europei può essere considerata una forma di sostegno o a profitto delle associazioni mafiose. La stessa rosa rossa raffigurata nel marchio potrebbe essere percepita da un’ampia parte del pubblico di riferimento come simbolo dell’amore o della concordia, in contrasto con la violenza che caratterizza le azioni della Mafia; e la frase “si siede a tavola” può favorire l’associazione della Mafia alle idee di convivialità e di svago veicolate dalla condivisione di un pasto contribuendo così alla banalizzazione delle attività illecite di tale organizzazione criminale.

La decisione del Tribunale (che fa seguito alla decisione dell’EUIPO – Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale – è frutto dell’iniziativa del Governo italiano volto a modificare il precedente orientamento in materia degli organismi comunitari.

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