Insediamenti criminali e politiche urbanistiche nel Veneto Orientale. L’intervista a Laura Fregolent

fregolentLo scorso mese di giugno, l’Osservatorio Ambiente e Legalità del Comune di Venezia ha presentato una ricerca, curata da Marco Baretta e Claudia Mantovan e sostenuta dall’Assessorato alle Politiche Ambientali della Provincia, intitolata: “Veneto Orientale: speculazione edilizia e infiltrazione criminale”, che ha analizzato l’interazione che si crea tra gli insediamenti criminali e le politiche urbanistiche e fornisce suggerimenti agli Enti locali in merito alle misure che possono essere messe in atto per contrastare gli interessi della criminalità organizzata. L’area presa in esame dalla ricerca è stata quella del Veneto Orientale, con un focus particolare sulla città di Caorle.

Avviso Pubblico ha intervistato Laura Fregolent, urbanista dello Iuav di Venezia, Coordinatrice del Comitato scientifico dell’Osservatorio ambiente e legalità e supervisore della ricerca, per saperne di più.

Come è stata realizzata questa ricerca?

La ricerca è stata realizzata dall’Osservatorio Ambiente e Legalità Venezia, una struttura di servizio e di raccordo voluta da Legambiente Veneto e dal Comune di Venezia, della quale io faccio parte. Da quando è stato costituito l’Osservatorio abbiamo iniziato a svolgere tutta una serie di attività mirate alla promozione della cultura della legalità, attraverso momenti di incontro, riflessioni, corsi universitari, e tanto altro. In quanto Osservatorio il nostro scopo è anche quello di monitorare, di capire e osservare quello che accade nel nostro territorio. Da qui è nata una prima ricerca volta ad individuare le procedure di valutazione dell’impatto ambientale messe in campo in alcuni progetti della Regione Veneto, in cui erano già emersi alcuni elementi poco chiari, poco trasparenti. Dopo questa prima analisi abbiamo realizzato questa seconda ricerca sulla situazione di Caorle, e più in generale del Veneto Orientale.

Cosa emerge dalla vostra ricerca?

Attraverso questo lavoro abbiamo provato a ricostruire le diverse linee che caratterizzano le logiche che sono state alla base della costruzione di questo modello “distorto” di sviluppo del territorio nel Veneto Orientale. Abbiamo cercato così di tracciare un quadro generale dei fenomeni di tipo speculativo e criminale che hanno condizionato, laddove non direttamente orientato, le capacità di progettazione e di scelta della politica e delle amministrazioni locali. La composizione di questo quadro generale, perseguita mediante l’utilizzo di diverse fonti, nasce come tentativo di offrire un piccolo contributo analitico per la comprensione delle dinamiche e delle criticità che hanno reso questo territorio un luogo di speculazioni e d’infiltrazione criminale, e al contempo mira ad offrire un breve ma significativo elenco di strumenti e testimonianze per permettere alle amministrazioni locali di riconoscere questi fenomeni e prevenirli, tutelando così il proprio territorio, la propria comunità e le proprie Istituzioni.

Politiche urbanistiche e infiltrazioni della criminalità organizzata. Può spiegarci come avviene e come si sviluppa questo legame?

La corruzione e le attività criminali hanno da sempre un legame consolidato con le politiche urbanistiche, questo perchè dietro tali politiche vi sono speculazioni edilizie che muovono interessi economici molto forti. Inoltre, il fatto che in Veneto l’urbanistica sia stata sempre meno controllata e gestita praticamente da privati ha fatto sì che dentro la pubblica amministrazione la corruzione si spostasse facilmente dalla gestione delle pratiche edilizie all’attività urbanistica.

Le ragioni di questi legami sono diversi: la prima è quella dell’opacità nelle pratiche di pianificazione, data da varianti che entrano in gioco e che modificano il piano con iter non sempre chiari; la seconda riguarda le pratiche negoziali che spesso hanno portato a favorire alcuni interessi rispetto ad altri. Infine, la lentezza nei processi decisionali e una eccessiva burocratizzazione spingono alcuni soggetti ad attivare pratiche illegali.

Quando, secondo il vostro studio, la criminalità organizzata ha iniziato ad insediarsi in Veneto, ed in particolare nella parte orientale?

Il Veneto è da anni un territorio particolarmente permeabile a tentativi di infiltrazione di esponenti della criminalità organizzata, e non solo per le possibilità che offre di “ripulire” i capitali investiti in attività legali. Il Procuratore capo della Repubblica di Venezia, Luigi Delpino, durante un’audizione alla Commissione parlamentare antimafia svolta nel 2012, ha dichiarato infatti che “i primi fenomeni di infiltrazione mafiosa nel tessuto economico veneto, in particolare nella parte orientale, potrebbero risalire già agli anni ’70” quando inizia quello sviluppo lungo la costa, tra le spiagge di Jesolo ed Eraclea, che fanno diventare questi luoghi della costiera adriatica molto appetibili, attraendo un turismo di massa che inizia ad immettere numerosi capitali nell’economia veneta. E’ qui che gli interessi in gioco iniziano ad essere forti ed è in questo periodo che si notano i primi passaggi di società. Quindi è un fenomeno che ha delle radici molto lontane e questo nel nostro studio emerge anche attraverso le numerose interviste che abbiamo riportato.

Nella vostra ricerca viene esaminato il caso Caorle come emblema del radicamento delle mafie nel Veneto. Cosa emerge?

Abbiamo esaminato in particolare il caso Caorle per far capire nel dettaglio come si sviluppano determinati fenomeni. Le vicende che si sono verificate in questa città, infatti, evidenziano molto bene quali sono i pericoli di un approccio alla pianificazione urbana che presta il fianco a grossi speculazioni edilizie e che utilizza pratiche decisionali opache, poco trasparenti e poco chiare.

Le vicende urbane di Caorle fanno emergere come nelle scelte in campo urbanistico pesino sempre più gli interessi privati e come questa dinamica sia molto pericolosa in termini di possibili infiltrazioni della criminalità organizzata. Questo porta a favorire determinati soggetti, quelli che possono permettersi grandi investimenti e le cui fonti di finanziamento non sono soggette a trasparenza e controllo e dove è quindi più facile che si nasconda l’illegalità.

Quali strumenti preventivi si possono attivare a livello di politiche locali per prevenire il fenomeno mafioso in una regione come il Veneto?

Per scoraggiare le infiltrazioni della criminalità organizzata e prevenire un certo tipo di fenomeni, gli Enti locali dovrebbero per prima cosa diffondere e promuovere la cultura della legalità e la tutela dell’ambiente in diversi ambiti, attraverso quelle attività che per esempio abbiamo messo in atto con l’Osservatorio. È importante favorire la partecipazione della società civile, dei cittadini, nelle scelte di trasformazione del territorio; rendere trasparenti i meccanismi di scelta e gestione esercitando un continuo controllo sulle decisioni pubbliche e cercare di costruire procedure chiare, in modo da contenere il meccanismo delle varianti. Altro aspetto è la formazione del personale tecnico-amministrativo: con un personale formato, la discrezionalità degli organi di indirizzo politico è molto più contenuta. Questo emerge anche dagli atti delle inchieste: una persona formata ha molti più strumenti per riconoscere e opporsi a pratiche illegali e quindi può costituire una barriera.

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