La Commissione parlamentare sulla contraffazione, al termine di un lungo ciclo di audizioni con rappresentanti di magistratura, forze dell’ordine, parti sociali ed esperti, ha approvato il 4 agosto 2015 un documento volto a suggerire una revisione della normativa penale al fine di rendere più efficaci le misure di repressione dei comportamenti illeciti; qui di seguito la relazione della Commissione è brevemente sintetizzata.

Contesto generale di riferimento. Il documento evidenzia innanzitutto le dimensioni del fenomeno della contraffazione e della frode in commercio, che riguarda tutti i Paesi e tutti i comparti produttivi (dall’abbigliamento alle apparecchiature elettriche fino ai farmaci, ai prodotti alimentari e ai giocattoli). Esso è in gran parte sotto il controllo delle organizzazioni criminali che ne traggono profitti significativi, approfittando anche delle inefficienze dei sistemi di repressione e contrasto e di una scarsa consapevolezza da parte dei cittadini-consumatori della gravità degli illeciti connessi alla contraffazione; non ci sono solo perdite per l’Erario (stimate in circa 5 miliardi annui) e la violazione delle norme sulla concorrenza ma anche altri profili  molto rilevanti: dalla tutela dei lavoratori che spesso lavorano in nero e in violazione delle norme sulla sicurezza, alla tutela dell’ambiente (gli scarti di lavorazione sono spesso smaltiti in modo illecito) fino alla tutela della salute (ad es. per i medicinali ed i giocattoli). Accanto al tradizionale canale di distribuzione rappresentato dagli ambulanti, si è sviluppata prepotentemente la vendita dei prodotti contraffatti tramite internet; a questi si aggiunge il canale della distribuzione legale, talvolta nella inconsapevolezza dei commercianti coinvolti.

Per una più efficace tutela penale. Dopo un’approfondita analisi del quadro normativo internazionale e comunitario in materia di tutela del diritto d’autore, della proprietà industriale e di contraffazione e dei diversi organismi impegnati per contraria, il documento ricostruisce la normativa italiana, frutto di una serie di interventi stratificatisi nel corso del tempo: sono riprese a tal fine le considerazioni svolte nel corso delle numerose audizioni svolte dalla Commissione, in particolare con i magistrati impiegati nella repressione del fenomeno.

Le proposte innovative riguardano innanzitutto una nuova collocazione sistematica dei reati in materia di contraffazione inserendo tutte le fattispecie di contraffazione nel titolo VIII (Delitti contro l’industria e il commercio), al fine di evidenziare la plurioffensività delle condotte illecite e superare la logica delle normative speciali relative a singoli settori produttivi o a specifiche finalità (ad es. la legge per la tutela dell’olio di oliva o quella per il Made in Italy) ed evitare così la frammentazione della disciplina, facendo riferimento alla  tutela prevista dal Codice per la proprietà industriale: occorrerebbe ricomprendere sia la contraffazione dei segni distintivi sia le violazioni della normativa sulle etichettature, volte ad ingannare il consumatore finale. In questo quadro, la Commissione propone una notevole semplificazione delle fattispecie di reato e la revisione del sistema delle sanzioni, anche di natura pecuniaria, in modo da differenziare le fattispecie di minor rilievo, di carattere episodico o localistico, per le quali ricorrere prevalentemente a misure di carattere interdittivo (confisca della merce, chiusura degli esercizi commerciali, revoca delle licenze) dai casi più gravi, nei quali la contraffazione è frutto di un’attività sistematica ed organizzata ovvero ha un impatto economico molto significativo: l’attuale art. 474 ter, oggi costruito come aggravante speciale, potrebbe trasformarsi in reato autonomo, integrato anche con riferimento ad altri gravi comportamenti illeciti (ad es. ai danni della salute o della sicurezza sul lavoro).

La riscrittura dovrà tener conto anche degli effetti della recente normativa sulla non punibilità per particolare tenuità del fatto (decreto legislativo n. 28 del 2015). Dal punto di vista investigativo, si suggerisce l’applicazione alle fattispecie più gravi dei poteri di intercettazione e l’ampliamento dei termini di durata massima delle indagini preliminari.

La Commissione si dichiara favorevole all’applicazione delle misure di prevenzione per i casi di maggiore gravità; da valutare anche il problema della competenza alle Procure distrettuali, dove già operano gruppi di contrasto alla contraffazione, in luogo della Direzione nazionale antimafia; utili indicazioni sono fornite con riferimento all’effettuazione dei sequestri, alle rogatorie internazionali e al coordinamento delle forze di polizia. Il documento esprime infine perplessità sull’introduzione di un reato per i consumatori che acquistano consapevolmente prodotti contraffatti, ritenendo preferibile ricorrere a campagne di sensibilizzazione.

Discussione in Assemblea. L’Aula di Montecitorio ha discusso la relazione il 29 febbraio 2016 ed il 3 marzo 2016, approvando al termine, con il parere favorevole del Governo, la risoluzione presentata a firma Catania e Cenni (risoluzione n. 6–00212).

(Ultimo aggiornamento 4 marzo 2016)