Premessa. La Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti ha ascoltato l’11aprile 2016 l’ingegnere Umberto Lebruto, direttore di produzione della RFI (Rete Ferroviaria Italiana) nell’ambito dell’approfondimento che la Commissione ha inteso avviare sulla gestione del ciclo dei rifiuti da parte dell’azienda, soprattutto in riferimento alle traverse ferroviarie in legno trattate.

I rifiuti speciali. RFI gestisce circa 17mila chilometri di reti ferroviarie su cui giornalmente transitano circa 8.500 treni, la stragrande maggioranza dedicata al trasporto pubblico locale. Le traverse ferroviarie oggetto dell’audizione sono gli elementi che collegano le rotaie in maniera rigida. Per quanto concerne lo smaltimento dei materiali prodotti, tutti rifiuti speciali (che vanno poi a dividersi in “generici” e “specialistici dell’infrastruttura”), la legge di riferimento è il decreto legislativo n. 152 del 2006.  Traverse, rotaie, pali della linea elettrica e fili di rame su cui circolano le correnti per alimentare i treni sono rifiuti dell’infrastruttura. Oli, legno, plastica o altri materiali di risulta sono materiali generici.  La legge classifica i materiali speciali in due grandi categorie: speciali pericolosi e speciali non pericolosi. RFI nell’anno 2014 ha prodotto circa 132.000 tonnellate di rifiuti speciali, di cui circa 100.000 non pericolosi e 32.000 pericolosi.

Materiali nobili e non nobili. “Tutti i materiali che noi chiamiamo di tipo pregiato, quali rame e ferro, vengono valutati da Rete ferroviaria italiana e, se ritenuti ancora utilizzabili, sono riutilizzati tal quali. I materiali nobili che hanno chiuso il loro ciclo di vita utile, vengono venduti da RFI a ditte selezionate dal mercato attraverso una gara di tipo pubblico…Ci sono poi materiali «non nobili», che non riescono a trovare un mercato. Traverse in legno, traverse in cemento armato precompresso, pietrisco e pali della trazione elettrica. Anche questi materiali subiscono una valutazione durante la quale si decide se sono riutilizzabili tal quali o attraverso riparazioni, senza cambiarne l’uso, oppure se sono da smaltire”.

Il trattamento dei rifiuti speciali pericolosi. Il 95 per cento delle 132mila tonnellate sopra citate è stata inviata a recupero. Il restante è stato smaltito in discarica. Le 32mila tonnellate di rifiuti speciali pericolosi “coincidono con le traverse in legno impregnate di creosoto” e sono state “conferite in Germania e Svezia”. Il contratto d’appalto è gestito da RFI. “Siamo committenti e siamo identificati come produttori di quel materiale” specifica Lebruto. “Questa traversa arriva all’impianto di recapito finale. Quel documento viene certificato da chi lo riceve. C’è poi un altro documento che viene ancora una volta restituito alla committenza, all’impianto di messa in riserva e anche all’organo competente della vigilanza, regione o provincia che sia. Inoltre, nel momento in cui quella traversa viene messa nella caldaia o nel termogeneratore, c’è anche il documento finale di certificazione da parte di quell’impianto, che ritorna, come ultima copia dei documenti, a tutti e tre gli enti: Rete ferroviaria, regione o provincia, e impianto di messa in riserva”.

Dall’olio di creosoto ai silicati di rame. Sollecitato dalle domande dei commissari Lebruto fornisce ulteriori informazioni sullo smaltimento dei rifiuti speciali pericolosi in relazione ai rischi per la salute e ai danni ambientali. Al momento della rimozione la pericolosità della traversa di legno, dovuta alla presenza dell’olio di creosoto, è rappresentata dalla possibile percolazione dell’olio nel terreno, in caso di pioggia. Viene specificato che dai primi anni del Duemila le traverse acquistate non sono più impregnate di olio di creosoto ma di silicati di rame. “Il nostro personale che operava sul legno creosotato negli anni 1990, quando si utilizzavano queste traverse, era sottoposto a visita sanitaria – lo è tuttora – con un protocollo ben definito. Ad oggi non abbiamo rilevato nessun caso di malattia indotta dalla manipolazione delle traverse creosotate”. Per quanto riguarda il recupero delle traverse in legno, nel 2014 non risultano trasformazioni, pertanto l’intero ammontare è stato recuperato all’estero, come sopra specificato. Lebruto evidenzia che “in Italia, ad oggi, non esistono né impianti capaci di recuperare le traverse in termini energetici, né impianti capaci di recuperarle per altre motivazioni”.

L’audizione si conclude sui fondi che lo Stato assegna per la manutenzione: 750 milioni di euro all’anno, di cui circa un terzo viene utilizzato per manutenzioni straordinarie ai binari.

 

(a cura di Claudio Forleo, giornalista)