Premessa. Il 28 maggio 2018 la Giunta regionale del Veneto ha preso atto, tramite delibera, dell’approvazione del progetto “Piano operativo regionale Gioco d’azzardo Patologico” da parte del Ministero della Salute. I piani regionali sono propedeutici alla ripartizione del Fondo da 50 milioni di euro annui a partire dal 2016, destinati alle Regioni e alle Province autonome di Trento e Bolzano, di cui all’articolo 1, comma 946, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, per garantire le prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione rivolte alle persone affette da gioco d’azzardo patologico.

Nell’ambito della ripartizione del Fondo, il Ministero della Salute ha previsto per la Regione del Veneto una quota pari a 4.054.474 euro. La Regione del Veneto aveva presentato il Piano di attività per il contrasto al gioco d’azzardo – in seguito approvato dal Ministero della Salute – il 9 febbraio 2017. Con la succitata delibera si autorizzano le Aziende ULSS e l’Azienda Ospedaliera Universitaria integrata di Verona allo svolgimento di ogni attività successiva e conseguente.

I dati del Veneto. Nel piano regionale viene citata la ricerca di Bastiani e Colleghi del 2013, che aveva evidenziato “un livello di problematicità superiore rispetto alle altre regioni del nord Italia”. Viene stimata “la presenza di circa 32.500 giocatori ad alto livello di problematicità sul territorio regionale”, con un’utenza prevista di 3.200-3.7000 giocatori problematici che si rivolgono ai servizi. Nel 2015 hanno utilizzato tali servizi 1.761 giocatori d’azzardo, circa il 50% dell’utenza attesa. Il dato viene ritenuto  “incoraggiante in quanto dimostra che l’impegno dei servizi, in carenza di risorse specifiche e di una organica normativa sia nazionale che regionale, ha garantito livelli di assistenza minimamente significativi”.

Nel 2016 risultano 1.881 giocatori problematici seguiti dai locali Ser.D. (Servizi per le Dipendenze), così distribuiti:

Obiettivi del Piano regionale. Gli obiettivi generali indicati dal piano sono i seguenti

  1. il contrasto dei problemi azzardo-correlati;
  2. la sensibilizzazione sia della popolazione che degli Amministratori e degli opinion leader;
  3. la sperimentazione di azioni preventive nella scuola e in altri contesti;
  4. la facilitazione dell’avvio di percorsi di trattamento per giocatori e loro familiari;
  5. la sperimentazione di interventi innovativi per popolazioni speciali e l’attivazione di terapie per casi complessi;
  6. la implementazione di azioni atte a raggiungere soggetti che non accedono ai servizi,
  7. il sostegno all’auto-mutuo-aiuto;
  8. la ricerca clinica.

Le attività specifiche. Per le attività connesse alla “Governance” del Piano è prevista la costituzione di un tavolo di coordinamento scientifico delle attività del Piano, presieduto dall’Assessore regionale competente, o suo delegato, che fungerà da cabina di regia dell’intero Piano, valutando e approvando i progetti locali, emanando indicazioni per la valutazione di processo e di esito dei progetti. Sono previste inoltre azioni dirette a rafforzare la collaborazione con Enti, servizi, e agenzie del territorio, attraverso “specifiche iniziative di formazione, la rilevazione della distribuzione territoriale dei punti gioco, anche allo scopo di sostenere e rafforzare le policy delle Amministrazioni locali a contrasto di eventuali fenomeni di degrado urbano, in collegamento con altri soggetti impegnati nello stesso obiettivo (Prefettura, associazioni di Comuni, ecc.)”.

In merito alle attività connesse alla “Prevenzione”, si prevedono “azioni di informazione e sensibilizzazione della popolazione generale, e/o di target più specifici, attraverso molteplici strumenti e piattaforme di diffusione”. Sarà inoltre “verificata la fattibilità di collaborazioni con gli operatori dei punti gioco in quanto soggetti chiave per l’individuazione e contatto precoce di giocatori compulsivi”. Viene inoltre previsto di realizzare “percorsi di educazione alla gestione del denaro e razionale amministrazione dell’economia familiare”, attraverso la collaborazione con Enti o associazioni specializzate in tali tematiche. Quest’ultimo punto risponde ad una richiesta contenuta nel decalogo proposto dal Ministero della Salute per la redazione dei piani regionali (clicca qui).

In tema di “Cura e Riabilitazione” viene posta attenzione sulle azioni “volte a facilitare i contatti, consulenze ed eventuale presa in carico dei soggetti che attualmente non si rivolgono ai servizi e che rappresentano la stragrande maggioranza dei giocatori con problemi”, oltre che al rafforzamento delle capacità dei servizi di erogare trattamenti per specifiche fasce di giocatori, in primis donne, anziani e giovani e altri soggetti che presentano altri aspetti di criticità che incidono su quadro clinico e prognosi: portatori di handicap, pazienti psicotici, adulti con deficit di attenzione e iperattività. Questi interventi saranno svolti soprattutto da specifici centri come il servizio di Medicina delle Dipendenze della Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, unico servizio ospedaliero del Veneto dedicato alle dipendenze. Di fondamentale importanza viene ritenuta la collaborazione con i gruppi di auto-mutuo-aiuto, “sia con quelli che attuano percorsi di recupero sul modello dei 12 passi, sia i gruppi che adottano l’approccio ecologico-sociale”.  Sono infine previste iniziative di formazione del personale sociosanitario sia dell’area pubblica che del privato sociale.

Risorse e ripartizione dei fondi. Sono 4 i milioni di euro destinati alla Regione del Veneto. L’Ente regionale ha “ritenuto di procedere ad una ripartizione in grado di garantire equità tra i diversi territori, da un lato non essendo disponibili dati epidemiologici locali, dall’altro ritenendo che la distribuzione capillare e ubiquitaria delle occasioni di gioco esponga tutta la popolazione regionale a rischio grosso modo equivalenti”.

La ripartizione ha seguito i seguenti criteri:

  1. all’azienda ospedaliera di Verona, priva di un territorio di riferimento in quanto struttura a valenza regionale, è stata assegnata una quota pari al 10% dell’intero ammontare per le attività clinico-specialistiche e di ricerca a valenza regionale;
  2. il restante 90% è stato suddiviso tra le 9 aziende sociosanitarie su base pro-capite dei residenti nei territori afferenti;
  3. l’ulteriore ripartizione della quota di ogni territorio ai singoli gestori locali dei progetti formulati viene realizzata in sede di dipartimento per le dipendenze, previa approvazione dei progetti locali da parte del tavolo di coordinamento regionale.

 

(a cura di Claudio Forleo, giornalista)