Nadia Monti, assessore alla Sicurezza, Legalità, Giovani e Servizi Demografici del Comune di Bologna

Gioco d’azzardo: il Procotollo del Comune di Bologna. Intervista all’assessore Nadia Monti

Nadia Monti, assessore alla Sicurezza, Legalità, Giovani e Servizi Demografici del Comune di Bologna
Nadia Monti, assessore alla Sicurezza, Legalità, Giovani e Servizi Demografici del Comune di Bologna

L’impegno dell’Amministrazione comunale di Bologna rispetto alla prevenzione delle dipendenze patologiche e delle attività illegali collegate al gioco d’azzardo, si é recentemente rafforzato grazie alla sottoscrizione del Protocollo d’intesa per l’attuazione di azioni di contrasto e prevenzione del fenomeno del Gioco d’azzardo e della ludodipendenza, firmato lo scorso 5 giugno dal Comune e da parte degli Enti di promozione sociale e sportiva.

Avviso Pubblico ha intervistato Nadia Monti, assessore alla Sicurezza, Legalità, Giovani e Servizi Demografici del Comune di Bologna, ente socio di Avviso Pubblico, per saperne di più. 

Perché avete deciso di sottoscrivere il Protocollo d’intesa per l’attuazione di azioni di contrasto e prevenzione del fenomeno del Gioco d’azzardo e della ludodipendenza?

La necessità di farsi carico del fenomeno del gioco d’azzardo da parte dell’amministrazione comunale di Bologna nasce dal fatto che si tratta di un tema in notevole espansione e con tantissime ripercussioni sul tessuto sociale. Preoccupati di questo, abbiamo deciso di stilare un Protocollo d’intesa per definire modalità di intervento e di coordinamento tra i soggetti firmatari, ovviamente nella chiarezza e nei limiti delle specifiche competenze e responsabilità. Con la sottoscrizione di questo Protocollo vogliamo coinvolgere di più la società civile, dare vita ad un’importante lavoro di rete, con l’obiettivo di essere trasparenti, esigenti e rigorosi nel contrasto al tragico fenomeno della ludodipendenza.

In cosa consiste questo Protocollo?

La finalità del Protocollo è quella di rafforzare il contrasto, la prevenzione e la riduzione del rischio legati alla dipendenza da gioco. E’ necessario aggregarsi, unire le persone, mettersi in rete, per prevenire e contrastare questi fenomeni, al contrario di quello che fa il gioco d’azzardo che tende invece ad isolare le persone. Il protocollo permette di intervenire con modalità concordate, insieme a tredici enti di promozione sociale e sportiva (Arci, Endas, Csi, Acli, Aics, Ancescao, Fitel, Acsi, Cus, Asi, Pgs, Csen e Uisp), attraverso un’azione di tutela della salute dei cittadini che vivono sul territorio, per promuovere la cultura del gioco misurato, responsabile e consapevole.

Quali obiettivi primari vi siete posti?

Il Protocollo verrà adottato sperimentalmente per la durata di un anno e potrà essere rinnovato negli anni successivi, apportando le ritenute modifiche, se sarà necessario. Gli obiettivi principali che ci siamo preposti quest’anno sono diversi e tra questi: divulgare la cultura della prevenzione e sensibilizzare la cittadinanza relativamente ai rischi del gioco d’azzardo patologico; dare massima informazione e attivarsi al fine di ridurre la presenza all’interno dei circoli degli apparecchi automatici da gioco, mirando a giungere alla completa disinstallazione e rimozione; collaborare con i servizi del territorio dedicati alla cura e alla prevenzione delle patologie correlate alla dipendenza da gioco.

In Emilia Romagna, ed in particolar modo nel Comune di Bologna, avete riscontrato un incremento delle sale gioco negli ultimi anni?

Il nostro territorio non è assolutamente indenne da questo tipo di attività, anzi. Attualmente, nel Comune di Bologna sono aperti circa seicento punti dove si può scommettere: quattrocento bar, centocinquanta tabaccherie, ventitrè sale slot, quattordici agenzie di scommesse, dodici circoli privati, otto edicole e sei sale bingo. Ciò comporta un continuo aumento del numero delle persone che finiscono nella trappola del gioco. I dati dimostrano, inoltre, che sono tantissimi i giovani che hanno meno di diciotto anni. L’inchiesta Black Monkey ha portato alla luce un sistema preoccupante all’interno del quale ci sono alcune organizzazioni criminali che fanno ingenti profitti con il gioco illegale. Bisogna quindi affrontare il tema critico del gioco d’azzardo da più punti di vista ed essere coscienti come questo settore trascina la comunità in un vortice di malattia, dipendenza e di povertà, lucrando sul disagio e le condizioni di alcune categorie di persone.

Quali sono le richieste che voi come Ente locale fareste al Legislatore?

Tassazione adeguata e interventi mirati per ridurre il fenomeno. Bisogna che lo Stato attui un piano legislativo di intervento sulla dipendenza e che si impegni formalmente per contrastare il fenomeno della ludopatia, del gioco compulsivo e del gioco da parte dei minori. Ci vogliono regole chiare, bisogna limitare gli orari di apertura e di chiusura delle sale scommesse, distanziare le sale gioco dai cosiddetti luoghi sensibili, attuare più controlli sulla presenza dei minori e dare più potere ai Comuni nella gestione delle sale giochi. Non è possibile che un Comune non possa controllare ciò che avviene sul suo territorio; e questo avviene solo per il comparto del gioco. Bisogna infine fare in modo che il Gioco d’Azzardo Patologico rientri tra quelle dipendenze che beneficiano dei fondi sanitari in modo da prevedere dei programmi di cura adeguati.

A cura di Giulia Migneco

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