Candidature e codice di autoregolamentazione della Commissione parlamentare antimafia. Il comunicato di Avviso Pubblico

Nel settembre del 2014, la Commissione parlamentare antimafia ha votato all’unanimità quello che è stato definito come Codice di autoregolamentazione dei partiti in materia di formazione delle liste elettorali. Uno strumento pensato per “aumentare l’autotutela da parte dei partiti e dei movimenti politici contro il rischio di inquinamento delle liste elettorali”, come citato nel Codice stesso.

Dei contenuti di questo documento e dell’iter di discussione che lo ha accompagnato, Avviso Pubblico ne ha dato costantemente notizia sul portale del suo Osservatorio parlamentare.

Nove mesi fa, dunque, tutte le forze politiche hanno consapevolmente accettato uno specifico sistema di regole, con l’intento di dotarsi di uno strumento capace di dare concretezza all’esercizio della responsabilità politica e di contribuire a spezzare il legame tra politica, mafia, corruzione e malaffare.

Tenere lontani da incarichi di responsabilità pubblica personaggi oggetto di attenzione da parte della magistratura per reati particolarmente gravi e favorire la candidatura di persone oneste, prive di ombre, competenti e animate da un’autentica passione civile: questo l’intento del Codice. Un messaggio chiaro e forte, per contribuire a ridare credibilità alla politica e fiducia ai cittadini elettori.

Alla Commissione parlamentare antimafia spettava il compito di controllare l’applicazione del Codice, così come previsto dall’articolo 4 del medesimo e dai poteri conferitegli dalla legge istitutiva. Ai partiti, non solo il dovere di applicarlo ma anche, in base all’articolo 3, il compito di “rendere pubbliche le motivazioni della scelta di discostarsi dagli impegni assunti con l’adesione al codice di autoregolamentazione”.

A dispetto delle migliori intenzioni e della ricordata unanimità di approvazione del Codice, in queste ore, dopo la pubblicazione da parte della Commissione parlamentare antimafia di una lista di candidati presentati in violazione di tali regole e definiti dalla stampa come “impresentabili”, abbiamo assistito ad un vortice di polemiche che sono destinate, ancora una volta, a nuocere alla credibilità della politica, a delegittimare le istituzioni e l’attività della Commissione, ad indebolire la battaglia contro le mafie e la corruzione.

La politica, come abbiamo affermato anche recentemente, deve avere più coraggio. I partiti devono essere i primi protagonisti della selezione del loro personale, smettendo di continuare a delegare questo delicato compito alla magistratura e alle forze dell’ordine. Non vi sono soltanto comportamenti penalmente sanzionabili. Vi sono anche atteggiamenti politicamente ed eticamente inopportuni e gravi.

La Commissione parlamentare antimafia, e la sua Presidente in particolare, ha fatto la sua parte, nella consapevolezza che principi e regole non possono essere disattesi per ragioni di tempo e di metodo che, seppur condivisibili, non potevano impedire di portare a termine il lavoro.

Come Avviso Pubblico abbiamo sostenuto, e sosteniamo, il Codice di autoregolamentazione. Ai partiti spetta il compito di rispettarlo e la responsabilità di spiegare le ragioni delle candidature e della non applicazione di alcune delle regole condivise, chiarendo ai cittadini e all’opinione pubblica le motivazioni delle scelte fatte evitando, nel loro stesso interesse, pretestuose polemiche e delegittimazioni.

 

 

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